Rappresentanza sindacale
“Il sindacato si autoriformi o ci penseremo noi”. Più o meno con queste parole, il neo candidato premier M5S, Luigi Di Maio, si è espresso attaccando la rappresentanza del lavoro, cosa che trova terreno fertile all’interno della base del suo movimento. Sin dall’inizio, infatti, bersagli privilegiati del M5S sono stati i partiti tradizionali e i sindacati. Sulla rappresentanza in senso ampio c’è anche quella dell’impresa che mostra l’usura del tempo, e questo “ci penseremo noi” pare stonato se non meglio definito. Sì, perché, in primo luogo, le organizzazioni di rappresentanza del lavoro come dell’impresa sono libere associazioni, espressione di imprenditori e lavoratori che liberamente (non è obbligatorio associarsi) affermano i loro sacrosanti diritti e interessi; in secondo luogo, al di là della farraginosità che contraddistingue ancora le parti sociali, è proprio sul piano della contrattazione che si sono viste le risposte più interessanti per l’economia in questi anni di crisi.
Fermo restando che una riforma dell’azione sindacale sia auspicabile – non di meno della politica -tuttavia, pensare che questa possa essere calata dall’alto ci pare una pericolosa ingenuità.
Le democrazie moderne, cosi come le conosciamo oggi, originano dalla rivoluzione francese.
Uno dei principi fondamentali che segna appunto l’inizio dell’età contemporanea è questo di rousseauiana memoria: “lo stato esprime il popolo e il popolo è nello stato”; il Destino ha però voluto che sia stato proprio un francese – il grande politologo e sociologo Alexis De Tocqueville – a scolpire la fondamentale distinzione tra stato e società civile; e ad affermare così l’importanza delle forze sociali.
L’ossatura sociale e istituzionale funziona grazie ai corpi intermedi.
A nostro avviso la trasparenza con cui dovrebbero essere regolamentati è alla base di detta rappresentanza: negli USA ad esempio c’è il Registro delle lobbies di cui da tanti anni si parla in Europa e che molti stati, tra cui l’Italia, non vogliono..
Questo è il compito di mediazione che, nelle economie avanzate, viene assolto dai corpi intermedi ed è ciò che le rappresentanze in generale – al di là della loro innegabile e preoccupante crisi – svolgono come funzione e contributo fondamentale per la democrazia.
Detto questo, per un migliore funzionamento delle organizzazioni sindacali, si dovrebbe giungere ad una legge sulla rappresentanza – che semplicemente recepisca il Testo Unico del 2014 – quindi, l’idea europea di registrare le lobbies anche da noi.
In Italia i sindacati lavoratori detengono il 33% della rappresentanza, e il governo dialoga solo con i tre principali e solo principalmente con Confindustria. Pensiamo che Di Maio intendesse modificare la legge che da diritto esclusivo ad alcune sigle di mediare, senza titolo, a nome di tutti i lavoratori e imprese.