PIOVE GOVERNO LADRO
L’Italia, infatti, è l’unico Paese del G7 che nel secondo trimestre del 2018 ha registrato un rallentamento della crescita. È quanto ha sottolineato l’Ocse commentando le ultime rilevazioni del Pil. Il prodotto interno lordo italiano, infatti, si è mosso in controtendenza rispetto a quello dei principali Paesi industriali.
La crescita ha segnato il passo calando su base trimestrale dallo 0,3% del periodo gennaio-marzo allo 0,2% dei tre mesi successivi, mentre nell’area Ocse si è passati dallo 0,5% del trimestre precedente allo 0,6%.
Il governo dovrà rivedere le priorità se non vorrà cadere «vittima» delle proprie promesse: flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero. Insediarsi in una fase di arretramento dell’economia non è semplice.
Il tasso di crescita del Pil non è il solo indicatore macroeconomico dove l’Italia rappresenta il fanalino di coda tra i paesi dell’Unione. Anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, ha sottolineato, il nostro Paese è tra i peggiori d’Europa, con un tasso pari al 10,9%, dietro solo a Grecia (20,2%) e Spagna (15,2%) e ben al di sopra della media dei paesi dell’Eurozona (8,3%).
Il Pil non può crescere non solo a causa del basso livello di partecipazione al mercato del lavoro e della elevatissima pressione fiscale, ma anche per effetto di un generalizzato scivolamento verso il basso della produttività e della produzione che comprime verso il basso le retribuzioni.
Il peggioramento congiunturale inciderà molto negativamente sul quadro macroeconomico e farà lievitare, di riflesso, i rapporti deficit/Pil e debito/Pil giustificando l’attesa per quella manovra correttiva che Bruxelles in qualche misura vorrebbe imporre all’Italia.
Morale: se il PIL scende cresce il peso dell’imposizione fiscale.