NEL 2000 SMALLXCHANGE E ORA MTF (una panoramica)
Nel giugno 2000 la Consob osannata dalla solita indegna stampa prezzolata con l’ausilio di un’incompetemxe magistratura stroncava Smalxchange apprezzaata e copiata dal mercato londinese.
Ora decine di MTF nate sulle ceberi di Smallxchange operano lodate dai solito giornali che male parlarono di noi.
Il pensiero va all’emerito compianto prof. Gianni degli Antoni che con noi venne additato come truffatore dalla Consob per poi essere prosciolto.
Multilateral Trade Facility (MTF), cioè un mercato regolamentato da Borsa Italiana spa, ma non regolamentato da Consob, sul quale le aziende si possono quindi quotare con un processo semplificato, che non richiede la pubblicazione di un prospetto informativo, ma soltanto un documento di ammissione a quotazione.
L’IPO avviene con un collocamento riservato soltanto agli investitori istituzionali o professionali, ma dal momento della quotazione i titoli delle società quotate sono liberamente negoziabili anche dagli investitori privati. Non è prevista una dimensione minima o massima della società in termini di capitalizzazione, ma è prevista una soglia minima di azioni sul mercato in termini di flottante, che deve essere almeno del 10% (suddiviso tra almeno 5 investitori professionali o 10 investitori di cui 2 professionali).
Quello che è importante, però, è che la società sia affiancata da un cosiddetto Nomad (Nominated Advisor ) sia nella fase di pre-ammissione che in quella di post-ammissione
Va segnalato che la maggior parte delle Spac italiane si è quotata sull’Aim Italia. Il resto si è invece quotato sul Miv, il segmento di Borsa Italiana (regolamentato da Consob) e dedicato ai veicoli di investimento.
1. AIM ITALIA Sono manager o imprenditori che amano investire personalmente in progetti di nuovi Business da soli oppure organizzati in network. In genere si tratta di investimenti da qualche decina di migliaia di euro per progetto e gli investimenti vengono fatti in maniera seriale. Spesso il Business Angel non investe soltanto capitali, ma anche il proprio tempo nel progetto, che quindi in genere riguarda un settore che il Business Angel conosce bene, per esperienze lavorative presenti o passate.
Negli ultimi anni spesso in Italia i network di angeli hanno iniziato a investire al fianco dei fondi di Venture Capital in operazioni Seed. I principali network di angeli italiani sono Italian Angels for Growth (IAG) e IBAN (Italian Business Angels Network)
2. BUSINESS ANGEL È un’accezione che indica che un gruppo di investitori persone fisiche si riunisce per investire insieme nel capitale di un’azienda. Mentre i Business Angel investono in genere in progetti di Business nuovi e lo fanno su base continuativa, ci sono altri manager o imprenditori che amano investire in aziende più tradizionali e già avviate e non lo fanno su base seriale, anche perché l’entità dell’investimento è in genere più importante.
È questo il caso del Club Deal più comune, ma non è l’unico. Perché il Club Deal può comunque riguardare anche una startup, magari più strutturata.
3. CLUB DEAL CAPITALE DI RISCHIO – COME PATRIMONIALIZZARE UN’IMPRESA CAPITALE DI RISCHIO – COME PATRIMONIALIZZARE UN’IMPRESA
È la raccolta di capitali che avviene grazie a investitori privati, ma anche istituzionali o professionali, raccolti utilizzando una piattaforma web e quindi limitando al minimo il lavoro off-line. L’Italia è stata tra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una normativa sul settore, a seguito del fatto che nel 2012 il cosiddetto Decreto Crescita bis ha introdotto gli articoli 50-quinquies e 100-ter nel Testo Unico della Finanza, che disciplinano, rispettivamente, la Gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative e le Offerte attraverso portali per la raccolta di capitali e ha delegato la Consob ad adottare le relative disposizioni di attuazione. Consob così ha emesso una prima versione del Regolamento nel luglio 2013 e poi lo scorso gennaio ha previsto l’ammissione alla raccolta di capitali online anche da parte delle PMI tradizionali, come previsto dalle ultime modifiche legislative, e non più solo da parte di startup e PMI innovative.
Dopo poco meno di 12 milioni di euro in tutto il 2017, distribuiti su 50 campagne,le piattaforme di Equity Crowdfunding in Italia in soli tre mesi hanno già raccolto 5,9 milioni, spalmati su 24 campagne di successo. Il dato, aggiornato a fine marzo 2018, emerge dal database di Crowdfunding Buzz, che evidenzia anche che la crescita del fenomeno è esponenziale, visto che in tutto il 2016 in Italia erano state finanziate solo 19 società per complessivi 4,3 milioni.
4. EQUITY CROWDFUNDING
Resta, come nel caso del Business Angel, la questione del settore dell’investimento,che in qualche modo in genere ha a che fare con l’esperienza pregressa dell’investitore.
Per un approfondimento, si veda qui il video del Caffè di BeBeez dello scorso ottobre al quale Investment Partners, che da anni coinvolge in Club Deal noti imprenditori per investire in aziende medie e grandi; e Dario Giudici, tra i fondatori di SiamoSoci, nota piattaforma che organizza Club Deal di investitori in startup.
È l’iniziativa dedicata alle piccole e medie imprese europee del settore Tech lanciata nei mesi scorsi da Euronext, gestore di mercati in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Portogalloe Regno Unito. L’iniziativa è affiancata dal programma TechShare. Nel giugno 2017 Euronext ha cambiato i nomi di due dei suoi segmenti di mercato: il Marché Libre è diventato Euronext Access (con il compartimento Euronext Access per le startups e le PMI in crescita), Alternext è diventato Euronext Growth (per le PMI).
Per le startup e le PMI Tech italiane, quindi, si tratta di una alternativa concreta all’offerta di Borsa Italiana con Aim Italia e il programma Elite
5. EURONEXT TECH HUB
IPO CAPITALE DI RISCHIO – COME PATRIMONIALIZZARE UN’IMPRESA
È l’acronimo inglese che fa il verso a quello più tradizionale di IPO (Initial Public Offering), che identifica le quotazioni in Borsa. Qui la differenza è sostanziale, perché si tratta di startup che si criptovalute e la sottoscrizione dell’ICO può avvenire soltanto acquistando i cosiddetti Token, cioè delle unità di valuta virtuale emesse dalla startup e il cui prezzo è garantito da una tecnologia Blockchain, liberamente scambiabili a offerta conclusa sulle piattaforme di exchange che accettano di negoziarli.
Di norma l’ICO prevede almeno due fasi di sottoscrizione: una Pre-Sale per Family&Friends e una fase dedicata al Crowd. Ma può esserci anche una fase intermedia di Pre-Marketing dedicata a particolari categorie di investitori specializzati. In ogni caso, in ciascuna fase dellal’investitore si trova in mano una moneta virtuale che può essere spesa per acquistarei prodotti e i servizi offerti dalla startup e quindi, in sostanza, in questi casi l’ICO non è altro che uno strumento di Reward Crowdfunding.
Per capire ancora meglio di che cosa si sta parlando, si può pensare a quello che ha fatto l’anno scorso la filiale russa di BurgerKing. Come spiegato quida CrowdfundingBuzz, BurgerKing ha lanciato un nuovo programma di loyalty che consiste nel dare al cliente un buono, chiamato Whoppercoin, per ogni rublo speso. Questi buoni possono essere poi utilizzati nei ristoranti BurgerKing per comprarsi per esempio un Whopper Burger, comese si trattasse di un voucher.
La novità rispetto al voucher è che il Whoppercoin è una moneta virtuale, emessa da BurgerKing e garantita da un sistema basato su blockchain. E dunque può essere scambiata. Quindi, se io avessi dei coupon (Whoppercoin) che non intendo redimere per comprarmi un hamburger e che sono custoditi nel mio portafoglio virtuale (wallet), posso metterli in vendita su internet e incassarne il controvalore in moneta tradizionale.
In realtà a oggi il valore dei WhopperCoin risulta azzerato.
. 6 ICOS (INITIAL COIN OFFERINGS)
La differenza tra le due definizioni è molto labile, perché in entrambi i casi si tratta di soggetti che supportano le startup offrendo loro una vasta gamma di servizi di supporto che includono spazi fisici, attività per lo sviluppo del Business e opportunità di integrazione e networking.
In genere, però, gli incubatori supportano i team che stanno per fondare una startup, cioè non hanno ancora ufficialmente avviato un’impresa, o che sono in una fase molto precoce, entre gli acceleratori affiancano solitamente startup in una fase più avanzata e che quindi possono affrontare un percorso di accelerazione e crescita attraverso uno specifico programma.
7. INCUBATORI E ACCELERATORI