MONEY MONEY MONEY PER LE NOSTRE IMPRESE | Tra Paese Reale E Paese Burocratico Legislativo Di Antonio Fortuna Presidente ASSIMPRESA

MINIBOND E CROWFUNDING PER FINANZIARE LA CRESCITRA DELLE PMI

In tempi di crisi le PMI si rivolgono con sempre maggiore interesse a minibond ed equity crowdfunding per ricercare fonti di finanziamento alternative al sistema bancario. Attraverso l’emissione dei minibond le imprese vogliono stimolare la crescita aziendale interna ed esterna, reperire fondi per ristrutturare le passività, nonché realizzare operazioni di mercato come private equity e quotazioni in borsa. Il crowdfunding permette, invece, di creare un coinvolgimento collettivo dei finanziatori, che interagiscono in rete, non solo come fornitori di capitale, ma anche come possibili collaboratori al progetto stesso nella logica del crowdsourcing. Qual è lo strumento più adatto da utilizzare per la propria azienda?

Minibond e crowdfunding sono gli strumenti alternativi al sistema bancario che stanno prendendo sempre più campo anche per le PMI.

Nel 2017 lo strumento del minibond arriva a 809.870.000 di euro raccolti. Con il crowdfunding sono stati, invece, raccolti 20 milioni di euro di fondi dalla sua nascita, ma relativamente ad un target diverso ed in crescita. Nel 2017 sono 22 i portali on line autorizzati, 133 le offerte emesse da parte di start up innovative e 14 quelle delle PMI innovative. Da registrare, inoltre, la prima offerta proposta da una PMI ordinaria che è riuscita ad approfittare dell’estensione dello strumento del crowdfunding a tutte le piccole e medie imprese per via della l. n. 232/2016.

 

Minibond

Nel 2017 sono state 83 le imprese che hanno utilizzato i minibond, con riferimento alle emissioni di sotto i 50.000.000 di euro, di cui 63 per prima volta. Si ricava da questo primo dato, fornito dall’Osservatorio sul Crowd-investing, che il 20% delle emissioni derivano da imprese che hanno già colto in passato la validità dello strumento. I titoli emessi sono 103 con una cedola media di valore pari al 4,37%.

L’analisi sui minibond svolta dal Politecnico di Milano, aveva evidenziato, già nel 2016, che il settore di attività che si rivolgeva con maggiore frequenza all’emissione di questa tipologia di titoli era quello del manifatturiero. Sul piano della locazione geografica delle imprese è il nord ad avere la supremazia, seguito dal centro.

Gli obiettivi, che le imprese si propongono di centrare, con l’emissione di minibond, cambiano a seconda della dimensione dell’impresa. La crescita aziendale è lo stimolo principale per le PMI. Reperire fondi per ristrutturare le passività dell’impresa è l’obiettivo più importante per le grandi imprese. A queste motivazioni, comunque trasversali, si aggiunge la volontà di ricercare fondi finalizzati alla crescita esterna, volti ad alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante. Il minibond è considerato dalle PMI come una anticamera verso operazioni di mercato come private equity e quotazioni in borsa.

Dai risultati, nel 2016, sono 1, 28 miliardi di euro, i fondi richiesti dalle PMI su un valore di 11, 5 del valore nominale totale . Nel 2016 ci sono state 106 emissioni con controvalore totale di 3, 57 miliardi. Di queste 89 sono sotto la taglia dei 50 milioni. Le PMI in quell’anno hanno partecipato al totale raccogliendo 647 milioni di euro.

 

Crowdfunding

Fino al 31 dicembre 2016, il crowdfunding, era utilizzabile esclusivo da PMI innovative e Start-Up Innovative. Erano di conseguenza pochi i possibili fruitori. La l. n. 232/2016 (art. 1 comma 70) ha esteso la possibilità di presentare offerte a tutte le PMI.

I potenziali beneficiari sono quindi cresciuti in maniera esponenziale. Alle PMI innovative e alle start up innovative rimane, comunque, la possibilità ulteriore, di garantire agli investitori il 30% di ritorno fiscale sull’investimento, possibilità preclusa alle PMI ordinarie.

Il crowdfunding, evidenzia l’osservatorio del politecnico di Milano, ha l’obiettivo di creare un coinvolgimento collettivo dei finanziatori, che interagiscono in rete, non solo come fornitori di capitale, ma anche come possibili contributori al progetto stesso, nella logica del crowdsourcing.

Per questo motivo, il vantaggio determinato dal crowdfunding, non riguarda solo l’opportunità, per le imprese di ottenere un finanziamento. Queste possono avere un ulteriore valore aggiunto, determinato dall’azione di marketing e dalla validazione che viene svolta attraverso la rete web.

La raccolta di fondi può avvenire secondo due modelli distinti il “all or nothing” o il “take it all”. Nel primo caso il successo della campagna è legato al raggiungimento di un target predefinito. Se questo non viene raggiunto, i fondi sono restituiti ai contributori.

Nel secondo caso, invece, tutti i fondi raccolti, vengono accettati dal richiedente, indipendentemente, dal raggiungimento o meno del target previsto inizialmente. Tipicamente i portali di crowdfunding si differenziano, in funzione, delle tipologie di progetti e focalizzano il loro intervento anche su specifiche aree territoriali. I portali che si pongono come intermediari, tra le imprese richiedenti e gli investitori, richiedono una commissione sul capitale raccolto ai proponenti. Questa è variabile in funzione della tipologia di progetto ed è in genere compresa fra il 2% e il 6%.

 

Come fare

Una società che è interessata a raccogliere capitali di rischio attraverso l’equity crowdfunding dovrà prendere preliminarmente contatti con un gestore di portali. Il Registro dei portali di equity crowdfunding autorizzati ad operare in Italia è costantemente aggiornato da CONSOB.

Dovrà poi porre in essere una serie di attività preparatorie, che spaziano dalla realizzazione di un breve filmato di presentazione, all’impostazione di una campagna di marketing, alla predisposizione di un “robusto” Business plan.

Se la società è costituita, dovrà essere posta in essere una assemblea straordinaria di aumento del capitale sociale, previo adattamento dello statuto e formulazione della proposta di investimento.

Il passo successivo, è rappresentato da un’intensa attività di presentazione e di ottimizzazione del progetto e del prodotto, propedeutica a far comprendere se il team possiede la necessaria competenza ed esperienza, se il prodotto può essere offerto o fabbricato su larga scala e se i primi test di mercato sono incoraggianti.

 

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