Identità psico-biologica del ben- essere
Se siamo privi di intelligenza emozionale, ogni volta che lo stress sorge, il cervello umano avvia il pilota automatico e ha la tendenza innata a fare sempre di più le stesse cose, aumentando soltanto lo sforzo. E questo, molto spesso, è esattamente l’approccio sbagliato del mondo moderno.
Robert K. Cooper
Vivere nello stress è vivere nella sopravvivenza! Prendere coscienza di questo significa che è giunto il momento di fare qualcosa, che è ora di agire, con sincera determinazione! La chiave per trasformare lo stress sta nella capacità di governare le proprie emozioni e percezioni! Obbiettivo non facile da raggiungere e il motivo è che c’è una ragione fisiologica. Lo stress inibisce la funzione corticale: quando lo stress diventa un’abitudine forma un blocco mentale che impedisce di pensare e di agire sulla base di soluzioni reali.
Quindi occorre essere consapevoli che, oltre ad essere un lavoro psicologico, è soprattutto un lavoro che investe la sfera culturale e pedagogica della nostra vita e pertanto è con grande umiltà che dobbiamo immergerci in questo processo con la consapevolezza di essere pronti a gestire le forti resistenze del nostro Ego che con tutte le sue forze e astuzie, quando si troverà ad uscire dalla propria zona di comfort, ci convincerà che non ne vale la pena e che, tutto sommato, andiamo bene così!
Riposizionarsi su un altro livello di vibrazione è faticoso, perché come ci spiegano i neuroscienziati, praticamente viviamo sotto scacco delle nostre emozioni le quali inducono un processo chimico all’interno del nostro cervello che ci porta ad agire sempre nello stesso modo e, quando si cerca volontariamente di cambiare schema, il corpo letteralmente si ribella chiedendo a gran voce le stesse sostanze tossiche di cui ha disperatamente bisogno: cortisolo e adrenalina, praticamente siamo prigionieri del nostro sistema psico- neuro-endocrinologico!
Comunque è bene sapere che se scegliamo di uscire da questa prigione, di spezzare il ciclo del pensare e agire ripetitivamente, se vogliamo liberarci dalla dipendenza emozionale a base chimica abbiamo, come esseri umani, il privilegio di avere a nostra disposizione quella parte del cervello: il lobo frontale (chiamato anche corteccia prefrontale) che rappresenta il nostro livello di coscienza superiore. Esso decide l’azione, regola il comportamento, pianifica il futuro ed è il responsabile dell’intenzione risoluta. Il lobo frontale è la sede della nostra libera volontà e della nostra autodeterminazione che ci permette così di scegliere ogni singolo pensiero e ogni singola azione e, in questo modo, di controllare il nostro destino.
Si può ora comprendere che il percorso non è facile e che non è un’alternativa alla monotonia della vita di tutti i giorni e innanzitutto non è un discorso da salotto, come ultimamente viene proposto dai mass media per mascherare la vera portata rivoluzionaria di questo processo che ci porta a prendere coscienza che ogni persona ha dentro di sé il potenziale latente della vera ed illimitata divinità.
Quindi il primo passo è quello di decidere di assumere con noi stessi un impegno costante a monitorare le nostre emozioni, i nostri comportamenti chiedendoci se chi sta decidendo dentro di noi è il solito Ego programmato dalle nostre credenze auto-sabotanti o invece la nostra Vera Essenza.
Pertanto ciò in cui è essenziale esercitarsi è nel padroneggiare la nostra capacità di osservare noi stessi, ovvero diventare autoconsapevoli.
Alla maggioranza delle persone manca questa capacità nonché la pazienza necessaria a rallentare per esaminare o analizzare realmente la loro vita e la loro personalità e questo rappresenta uno dei maggiori ostacoli perché non ci permette di portare la nostra mente a focalizzarci sui dettagli di chi e come vogliamo essere, e iniziare, così, ad inserire un’immagine mentale di quella nuova persona nel campo visivo del lobo frontale.
In ogni caso occorre essere informati che indipendentemente da ciò che decidiamo di fare le ripercussioni sulla nostra salute ci saranno e saranno interconnesse con i nostri stati d’animo che determineranno, appunto, la qualità delle sostanze che il nostro corpo andrà a produrre. Perciò prendiamoci pure tutte le responsabilità del caso e se non ci piaceranno pazienza… l’abbiamo scelto noi o meglio quello che crediamo di essere noi perché, come già ho detto, il vero Io la vera essenza è presente pronta ad emergere ma quasi sempre ignorata!
Il problema è che l’uomo per lo più è un creatore inconsapevole e, quindi, senza rendersene conto, attira nella propria vita proprio ciò che non vuole. Ecco perché la gran parte della gente non vive la vita che sogna, si lamenta, e brontola costantemente attribuendo la responsabilità di tutti i propri guai al destino, alla fortuna e i più perspicaci al Karma, senza però risolvere nulla.
E quando i nostri timori e le nostre paure si concretizzano, ci arrabbiamo con il destino, con la malasorte, con il fato… quando in realtà gli unici responsabili siamo noi stessi. Quindi se gli unici responsabili siamo noi possiamo anche decidere di cambiare: cambiare significa troncare l’abitudine di essere se stessi. Vi si sta chiedendo di sedervi in silenzio e rilassarvi dalla vita iperattiva, iperstimolata, estremamente stressata, letale per l’anima e distruttiva per il corpo e fare in modo di uscire dalla nebbia della nostra natura ripetitiva e del personale desiderio di routine esaminando chi siamo, chi vogliamo essere, dove siamo e dove vogliamo essere.
Dopo aver risposto a queste domande la nostra mente inizierà a formulare un modello di chi vogliamo diventare. A questo punto le uniche cose necessarie per trasformarsi per creare qualsiasi nuovo attributo desiderato sono la concentrazione focalizzata, la volontà, la conoscenza e la comprensione perché questo permette al lobo frontale di trattenere qualsiasi immagine scegliamo.
Bisogna tenere bene a mente che senza raggiungere quel livello profondo di concentrazione non si sostituiranno mai quei vecchi circuiti con quelli nuovi. Quindi occorre esercitarsi mentalmente a essere il nuovo Se. Il passo finale decisivo sarà la dimostrazione che ci permette di passare dall’esercitazione mentale all’evoluzione personale ossia la messa in pratica nella realtà dell’ideale evoluto della nostra immaginazione!
Concludo, questa prima parte, con una frase di Aristotele che recita:
Noi siamo ciò che ripetutamente facciamo.
L’eccellenza, pertanto, non è un’azione, bensì l’abitudine.
D.ssa Valeria Guerra
Psicoterapeuta – Docente di metodologie Anti-aging e Antistress
Responsabile del dipartimento di Mentoring & Coaching
presso la Scuola d’Impresa di Assimpresa dal 2005