I puntini sulle i: La speculazione come scusa
Il crollo di MPS non nasce dalla speculazione. Sorge da sotto il tappeto
Da inizio anno, in meno di tre settimane, il Monte dei Paschi ha perso oltre la metà della propria capitalizzazione, scivolando sotto i 3 miliardi, meno di quanto abbia raccolto 6 mesi fa sul mercato. Ampiamente bruciato l’aumento di capitale. E la situazione non pare essere in via di miglioramento.
Che sarà mai successo?
Nulla di che. Semplicemente che la BCE si è messa a raccogliere informazioni specifiche circa i crediti deteriorati e la tempistica delle fusioni del sistema bancario italiano. Niente di più.
Ma questo nulla per MPS è già troppo, perché sotto c’è la cattiva coscienza di un istituto che ha in pancia 45 miliardi di crediti deteriorati, sui 350 dell’intero sistema bancario italiano.
Un sistema che dal 2011 ha ridotto i prestiti all’economia reale di oltre 100 miliardi.
In un Paese che nel frattempo ha perso oltre 10 punti di Pil ed un quarto della produzione industriale. Una cosa enorme. Una vera e propria regressione economica che non avrebbe potuto non volgersi anche in regressione del tessuto sociale: e così è stato.
Le banche italiane sono infettate da montagne di crediti inesigibili.
Soldi usciti che non rientreranno mai più. Perdite secche che nessun escamotage contabile varrà a ripianare. Ecco perché se solo la BCE annuncia di voler preparare nuovi esami gli istituti di credito nazionali affondano.
Certo che c’è la speculazione finanziaria: e a che serviranno mai, le borse, se non a questo?
A che servono se non a permettere immensi guadagni fondati sulla paura degli sprovveduti?
Ma il problema non è l’indagine conoscitiva della BCE, il problema è che il puzzo del cadavere sotto il tappeto della sostenibilità finanziaria del credito italiano arriva fino al cielo.
E butta tempesta sui piccoli risparmiatori che ancora non hanno capito, o non vogliono credere, che se il titolo di una banca scende forse non è per darti l’opportunità di guadagnare un bel gruzzoletto domani.