FINTECH: parola alle start up
Dalla nostra posizione da attori e insieme osservatori di questa rivoluzione quello che subito salta all’occhio è la centralità del cliente rispetto ai processi che si innescano. Al centro, quindi, l’utente, il suo diritto di scelta, l’utilizzo consapevole dei suoi dati e le evoluzioni delle norme che ne disciplinano la condivisione con altri soggetti, anche e soprattutto in ambito finanziario e bancario. Ma determinanti diventano anche le abitudini. Il mondo è profondamente cambiato, e con esso le aspettative dei consumatori. L’esperienza d’utilizzo non è più un concetto accessorio ma diventa un aspetto caratterizzante, questo perché la tecnologia, l’one touch experience, la riduzione costante e dei tempi di latenza delle macchine diventano il nuovo parametro su cui si iniziano a misurare anche i settori tradizionali.
Ecco perché sempre di più le nuove startup che operano nel mondo della finanza sono considerate oggi più che mai non un’alternativa o un concorrente dagli istituti bancari tradizionali, ma un vero e proprio alleato. Ed è proprio a partire da questa nuova collaborazione tra innovazione e presidi tradizionali e dalla neo-centralità dell’utente nella trasformazione digitale, che il fintech nel futuro dovrà misurarsi sempre di più con i concetti della trasparenza e dell’accessibilità sarà proprio su questi campi che si giocherà la partita più importante per l’avvenire del settore.
Quando parliamo di trasparenza parliamo anche di alti standard di di sicurezza, le fintech si basano su tecnologie ultramoderne. In questo campo il machine learning e l’intelligenza artificiale sono mezzi a servizio dell’utente e sono in grado di assimilare i livelli di sicurezza delle nuove piattaforme a quelli degli istituti tradizionali e costituiscono una misura preventiva contro possibili frodi.
Il diritto di accesso è un diritto ormai acquisito e le nuove applicazioni stanno dragando questo diritto anche in un settore generalmente chiuso come quello finanziario. Innanzitutto, molte società di fintech hanno il grande merito di avvicinare un target completamente nuovo, giovani fra i 20-35 anni che si destreggiano in un mondo del lavoro caratterizzato da flessibilità ed entrate variabili, e che magari con nuove applicazioni non solo imparano a risparmiare ma entrano in un campo come quello degli investimenti che fino a poco tempo fa era ad appannaggio unicamente di chi disponeva di grandi capitali. Diritto all’accesso alla finanza tradizionale, quindi, reso possibile dalla capacità delle società di fintech di svolgere in tempi rapidi per conto degli istituti di credito procedure complesse come la verifica delle credenziali, oppure operazioni che rendano appetibili anche per prodotti più sofisticati chi da poco si è iniziato al mondo del risparmio, come ad esempio la capacità di aggregare consumatori e di proporre loro prodotti e servizi in linea con le loro abitudini di spesa e risparmio.