IL CETO MEDIO E IL PATTO SOCIALE CHE SI E’ ROTTO
Il ceto medio muore di mercato globale e di tasse.
Da benestanti in molti sono diventati poveri. Molti imprenditori che hanno visto le loro fiorenti imprese distrutte dalla globalizzazione hanno scelto.
Il suicidio è una scelta di molti, l’atto estremo dell’immiserimento della classe media avvenuto con la mondializzazione. Ma la rovina è ben più ampia. Operai dell’industria, contadini, impiegati, ferrovieri, artigiani, commercianti e negozianti di ogni tipo, insegnanti, architetti, avvocati, ingegneri, medici sono stati impoveriti o addirittura espulsi dal sistema economico e sopravvivono a fatica con la prospettiva di stare sempre peggio.
La societas (in italiano assimilabile alla “società“) nel diritto romano era un contratto consensuale, ovvero un tipo di obbligazione consensu contractae. La sua introduzione, dovuta allo ius honorarium, si ebbe probabilmente in seguito all’incremento dei traffici commerciali nel Mediterraneo da parte di Roma. Essa consisteva in uno schema contrattuale che poteva essere a carattere bilaterale o plurilaterale in cui i contraenti, sulla base della buona fede, si obbligavano a compiere una data attività o a conferire dei beni in codominio al fine di raggiungere un interesse comune, dividendo in seguito guadagni e perdite.
Amici è che a motivo di quel che andavamo dicendo da anni venivamo presi per visionari o fuori di testa e i colleghi dell’Ordine sempre a pontificare cianciando dell’etica e del rispetto della “norma”.
Dicevo che la tassazione era ben oltre il 50% e loro a dire che non superava il 43%.
Dicevo che tutte le partite IVA erano impresa e loro a fare il distinguo sugli iscritti agli Ordini per i quali l’essere in elenco valeva come l’essere gli unti del Signore con il compito della “missione”.
Solo stupidaggini!
Ora è chiaro a tutti: il disastro emerge da ogni parte.
Lo Stato non esiste più, come garante della funzione pubblica. Giustizia, ordine, sicurezza, certezza del diritto, previdenza, sanità, educazione. Potremmo continuare.
In questa situazione cade il patto sociale.
Poco prima dell’era moderna, e mi riferisco alla straordinaria opera del medioevalista Jacques Le Goff ove con “L’invenzione del Purgatorio” dimostrò che la ricchezza per lo straordinario sviluppo economico sociale del rinascimento venisse da quella invenzione. Dante, sotto quel profilo, altro non fu che “l’informatore scientifico” della medicina chiamata “Purgatorio”.
A me, Chiesa, i beni e i soldi necessari per liberare le anime sante pur peccatrici lasciando tutto o quasi a Dio, insomma alla Chiesa, e sarete salvi. In un ritaglio di tempo, recentemente a Padova, ho avuto modo di rivisitare la Cappella degli Scrovegni. Monumento sublime della pittura ancora medioevale e straordinaria materializzazione della consacrazione del patto ben raccontato da J. Le Goff. A mio modo di vedere, Luca Signorelli a Orvieto prese spunto da Giotto e Michelangelo, a sua volta, nella Cappella Sistina da Luca Signorelli. Quel patto ha retto secoli di economia, l’evo moderno.
Poi con Calvino e Martin Lutero i primi dubbi. Dalla metà dell’ottocento i primo sussulti, e soprattutto nel novecento la certezza.
E allora nasce lo Stato moderno con IL PATTO SOCIALE e tutto cambia.
A me STATO i soldi con imposizioni fiscali sempre più elevate e a te cittadino la garanzia del” ben -essere” dalla culla alla tomba perché, IO STATO, ti assicuro tutto: giustizia, ordine, sicurezza, certezza del diritto, previdenza, sanità, educazione.
ORA IL PATTO SOCIALE SI E’ ROTTO.
Siamo con un prelievo fiscale intollerabile per il nulla che sta portando al disfacimento dello Stato e della Società e utile solo a mantenere le caste e a garantire quella parte ancora purtroppo rilevante del “popolo” cui sta bene il “posto” e uno stipendio miserrimo con un domani inesistente e che ancora non ha compreso che da qui a 20 anni oltre il 70% dei lavoratori
saranno freelance (meno che professionisti) e che la “fabbrica” di domani avrà solo due “dipendenti”: un uomo e un cane. Lo dice Warren Bennis, della Southern California.
A disposizione i nostri studii sulle “scoperture del welfare”, per dire del disastro certo di ora e prossimo venturo
Bennis sta in buona compagnia con Ray Kurzweil (“la singolarità è vicina”), Peter H.Diamandis (“L’abbondanza”), Mikio Kaku (“Fisica del Futuro”), A. F. De Toni con Coello e L. Ian (Il mistero dell’emergenza in “Auto Organizzazione”). L’ottimo Riccardo Staglianò in una lettura di stampo giornalistico e di poco impegno per il lettore ce ne da una visone chiara sia attuale sia in chiave prospettica in “Al posto tuo” edizioni Einaudi.
La società non esiste più sostiene che è avvenuta la netta separazione fra il mondo di sopra formato dai ricchi (e io, aggiungo, dalle spaventose potenze sovranazionali) e il mondo di sotto, dove finiamo tutti noi. È così che è stata distrutta la classe media che era la base della cultura occidentale e della democrazia rappresentativa.
Sulle rovine della classe media cresce quella che Hannah Arendt nelle Origini del totalitarismo chiama la plebe.
La plebe, impoverita, delusa, priva di fiducia non capisce le ragioni del suo disagio.
Si ribella, ma non ha forza per creare un partito, per concepire un progetto razionale di riforma delle istituzioni nazionali e internazionali. Si accontenta dei luoghi comuni, delle chiacchiere televisive o dei social. Sul piano politico spaventata, incerta cerca un capo, un conducator, un capataz, un caudillo che spesso le fa promesse che non potrà mantenere e che poi finirà per fare gli interessi del «mondo di sopra».
Con qualche proposta e valida soluzione Assimpresa c’è
Aldo Romanini Segretario Generale di Assimpresa